Una gemma fuoriuscita dal regno di un imperatore le cui gesta
sfatano la riduttiva definizione di 'secoli bui' riferita al Medio
Evo. Parlando dell'imperatore Federico
II Hohenstaufen la cosa più immediata, in campo architettonico,
è fare riferimento ai grandi castelli della Puglia, della Basilicata
e della Sicilia. Forse non tutti sanno che esiste una splendida
'sentinella' isolata fuori del regno Svevo: il Castello dell'Imperatore
di Prato. Oltre ad essere la più importante testimonianza architettonica
dei secoli XI°-XIII° presente nella città la sua particolarità,
che è anche la sua grande anomalità, è che si tratta di uno stupendo
esempio di maniero Federiciano che avrebbe potuto trovare tranquillamente
collocazione storica nell'Italia del sud, senza sfigurare accanto
a capolavori come Castel Del Monte, Lagopesole o Lucera, senza comunque
poter competere con gli elementi esoterici e le ricchezze di queste
vere e proprie regge.
La costruzione del fortilizio fu iniziata nel 1248 per volere dello
stesso Imperatore, nell'ambito di un progetto finalizzato a porre
sotto controllo militare le principali vie di comunicazione che
dal sud portavano in Germania, proseguendo l'opera già iniziata
dal nonno Federico Barbarossa, fautore di una rete di piazzaforti
imperiali disseminate nell'Italia comunale (in Toscana le più famose
a S.Miniato e S.Quirico). Federico non soggiorno' mai a Prato, due
anni dopo, il 13 Dicembre 1250, morì. Le caratteristiche architettoniche
fanno di quello di Prato un perfetto esempio di castello-recinto
italiano basso medioevale. La sua costruzione fu - quasi certamente
a giudicare dalle forme inconsuete per i contemporanei manieri toscani
- eseguita da maestranze fatte giungere appositamente dalla Puglia,
su un terreno donato all'imperatore da una famiglia Ghibellina Pratese
dove già sorgeva una piccola fortificazione. L'ingresso principale,
un portale con arco sestiacuto adornato da due leoni di marmo bianco,
nel quale lo stile Svevo è impreziosito dall'influenza architettonica
locale con elementi decorativi dicromi ottenuti alternando fasce
di marmo bianche e verdi; la pianta quadrata, con torri agli angoli
e altre quattro, di cui due disposte a sperone e due ereditate dalla
pre-esistente costruzione - che hanno pregiudicato il risultato,
non geometricamente perfetto come negli altri castelli dell'Italia
meridionale - al centro d'ogni lato della cortina muraria; i caratteristici
merli Ghibellini a coda di rondine che coronano tutto il perimetro:
l'immagine del castello nel suo insieme è una perfetta fusione fra
forma e funzione militare. Un'altra gemma lasciataci dal genio di
un imperatore le cui opere da sole bastano a sfatare la riduttiva
definizione di 'secoli bui' riferita al Medio Evo.
Purtroppo l'interno del castello non conserva traccia degli edifici
originali che molto probabilmente erano disposti, classica soluzione
dell'architettura geometrica Federiciana, su quattro ali simmetriche
al cortile, che in gran parte mai furono completati causa la prematura
scomparsa del committente. Fino ai recenti restauri il cortile era
occupato da strutture moderne, il castello è stato a lungo adibito
a carcere. Anche addossati alle mura esterne erano sorti vari edifici,
per fortuna oggi completamente rimossi. Aperte liberamente pubblico,
le austere mura ospitano spesso esposizioni e manifestazioni.
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